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"Pascolo Vagante" – Personale di pittura. Sala esposizioni Quartiere Latino Libri, Conegliano TV – 2015

Giorgio Vazza presenta un ciclo di dipinti sul tema della transumanza, un'antica pratica pastorale che perdura ai margini della contemporaneità, reliquia di forme di sussistenza ancestrali, carica di significati e di memorie capaci di alimentare l'immaginazione.

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Giampaolo Corona - Pittore
26.12.2013

Ho conosciuto GIORGIO VAZZA nel maggio del 2011 a Puos d’Alpago in occasione di una sua mostra di pittura e disegno, presso la sala esposizione dello stesso Comune.
Un impatto forte: io incredulo!
Sul quaderno delle firme ho scritto – senza alcun ripensamento e con paziente riflessione – “commovente, umano, con molto fascino”.

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"Pascolo Vagante" – Personale Sala Esposizioni Comune di Puos d’Alpago BL - 2011

Il Pascolo Vagante di Giorgio Vazza

(sintesi dell’intervento critico tenuto in occasione dell’inaugurazione il 21 maggio 2011)

Per due anni, periodicamente, Giorgio Vazza si è messo in cammino al seguito di una coppia di giovani pastori dell’Alpago. Vivendo la transumanza nell’alternarsi delle stagioni, attraverso il costante contatto con le pecore e con la natura è nata una profonda riflessione risoltasi in una nutrita serie di dipinti e schizzi.

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“Topolomalìa” - Stazione di Topolò – Postaja Topolove – Municipio, Clodig, Grimacco UD – 2006

(intervento critico in catalogo)

Giorgio è stato il primo artista a trascorrere alcuni giorni in paese, era il maggio del ’94 e la prima Stazione doveva ancora inaugurare i suoi binari. Nel luglio di quell’anno, realizzò una delle installazioni più ammirate di quella edizione, erano occhi che finalmente potevano guardare nelle quattro direzioni, anche in quella “vietata”; nell’installarla, al primo colpo di piccone, dalla terra venne fuori una cartucciera per mitragliatrice.

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“DNA Conchiglia Cattedrale” – Parco Ospedale San Martino, Belluno – 2003

(intervento critico in catalogo)

Una scultura in nome della scienza e dell'arte.

Quello progettato da Flavio Da Rold, Gaetano Ricci e Giorgio Vazza è in realtà un monumento non monumento, proprio perché rifiuta ogni configurazione retorica, ogni elemento decorativo e magniloquente. L'opera rappresenta la vita stessa nel modo più diretto ed essenziale, ponendo innanzi tutto al centro, come asse portante, la doppia elica del DNA, la quale a sua volta, con il perentorio slancio verticale, simbolicamente rinvia all'idea di evoluzione e di progresso.

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